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Pescaria apre a Roma: tartare, fritti e panini Instagrammabili

Il 10 settembre a Roma è arrivato un ospite speciale: Pescaria.

E di solito a Roma noi gli ospiti li accogliamo invitandoli a mangiare una carbonara, vantandoci di quanto siamo bravi a cucinarla e chiudendo tutto con il simpaticissimo e sempre attuale ” non sarai mica vegano? “, ah ah ah non ride più nessuno da anni ma che vi devo dire, non l’abbiamo presa bene quella storia della caduta dell’Impero.

Quindi, dicevo, arriva l’ospite e prepariamo la carbonara. Non siamo abituati, invece, che arrivi l’ospite e sia lui a prepararci una parmigiana di pesce spada. Perché il 10 settembre a Roma ha aperto la prima sede Capitolina di Pescaria – qui il loro Instagram – il fast food pugliese 100% italiano. Ora, io ho detto fast food, ma non ripeterò mai più questa parola per tutto l’articolo, perché definire Pescaria come f*st food, adesso che questo concetto va a braccetto con bassa qualità produttiva e sfruttamento intensivo delle materie prime, è offendere uno dei franchise gastronomici più interessanti nel panorama italiano. Ma insomma, a inizio settembre il capo redattore di Ever Black mi chiama: “Lo sai cosa apre a metà mese vicino casa tua? “. Il resto della chiamata sono io che sbavo, felice.

E sono felice non perché sono un ingordo bastardo già condannato al mio girone infernale insieme a Ciacco e agli altri golosi, ma perché conosco Pescaria di fama: i miei amici di Milano non perdono occasione per taggarmi nelle loro story della sede meneghina a base di panini di polpo fresco e tonno crudo. Ma ora è qui, a Prati, a 3 minuti da San Pietro: Milano Roma uno pari palla al centro c’avete solo la nebbia. Mentre prendo un taxi perché sono in ritardissimo, comincio a raccontarvi un po’ di background: c’è un uomo grande e grosso che sembra un po’ un Babbo Natale del pesce fresco: sa di persona buona. Si chiama Bartolo L’Abbate e nel 2015 decide di aprire una piccola panineria da 60mq a Polignano a Mare: protagonisti del progetto la qualità e l’ecosostenibilità. A livello social, l’intero processo viene seguito da Brainpull, agenzia di comunicazione che abbiamo già visto all’opera su brand come Sushi Daily o Poke House. In pochi mesi l’accoppiata post Instagram “mare pugliese sullo sfondo- panino strabordante di pesce crudo in primo piano” diventa per antonomasia Pescaria. Quante foto avete visto in questi anni con lo stesso concept? La forza di Pescaria è stata proprio quella di dare un logo e un nome a quel mood.

E io ora sono di fronte a quel logo: siamo all’ingresso di Pescaria, insieme ad un altro bel po’ di romani, così tanti che sembra di stare davanti ad un Apple Store il giorno del drop di un nuovo iPhone.

Entriamo: ci accoglie una vetrata da pescheria tradizionale con tartare e pesce fresco adagiati su ghiaccio con accanto un bancone a vetrata guarnito da tanti piccoli panini colorati, ostriche ripiene, panzerotti e frise al pomodoro e polpo.

Se siete ancora in tempo, mollate università o lavoro e cominciate a fare i Food Blogger.

Mi sbrigo a sedermi per cominciare a gustare la bellezza: come vino abbiamo un bianco Sauvignon Malvasia che a dirlo sembra che anche io sia un esperto di vini ma non ci cascate perché non è ancora arrivato quel giorno. Prendiamo un po’ di stuzzichini, in ordine:

Panini gamberi e rucola, mentre abbiamo quello giallo che è fior di latte e tonno. Qui sotto invece panzerotti al tonno e al salmone:

Friselle cime di rapa e polpo cotto:

E una foto completa di tutto ve la metto qui:

Ad antipasti finiti comincia il vero status symbol di Pescaria, ovvero i leggendari panini . E oggi, per festeggiare l’apertura, ce n’è uno speciale: il panino con burger di polpo e salsa carbonara, lattuga, capocollo, zucchina trifolata con mandorle e fiordilatte. Solo a pronunciare gli ingredienti mi è venuta voglia di tornarci. Ed eccolo qui:

Naturalmente io sono più goloso che scemo e quando vado all’apertura di un locale mi porto sempre almeno un ospite, così posso assaggiare anche i loro piatti senza sembrare una pattumiera ambulante e ordinarmeli da solo. E con la dignità mezza salvata, eccolo qui, l’altro protagonista: tartare di salmone, zucchine fritte, fior di latte, lattuga, pesto di pomodoro secco e maionese al peperone arrosto:

Ah, quando dico che sono goloso intendo che davvero sono goloso e Pescaria in questo mi aiuta parecchio: se vi aspettavate che finisca tutto ai panini vi sbagliavate parecchio. Ecco baccalà e sgagliozze un altro dei piatti forti del locale. Fettine di polenta fritte nate nel secondo dopoguerra dentro i pentoloni d’olio della città vecchia di Bari e che oggi arrivano al centro di Roma grazie a una magia che non ho ancora capito del tutto ma che non può rendermi più felice:

E visto che qui siamo davvero fan del fritto abbiamo concluso la serata con le polpette fritte di pesce accompagnate dall’acqua Filette, altre eccellenza italiana di cui si è occupato anche Forbes. Al palato ha il sapore di vuoto gelido, uao:

Dopo quasi due ore di gioia e stories Instagram, siamo fuori. No che non è un f*st food. Usciamo da Pescaria sazi e felici, con il profumo di pesce fresco ancora in testa. È alta cucina? No. È come mangiare in riva al mare in un Chiringuito tipico? Neppure. Pescaria è il punto d’incontro tra queste due realtà e chi trova questa sua fondamentale sostanza come insipida o svilente è qualcuno in mala fede o un boomer un po’ bacchettone. Vi lascio alla box review con i voti della serata e con un consiglio: se passate per Roma o vicino ad uno dei locali del franchise, non andate a leggere recensioni, non chiedete in giro. Entrate.

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