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Al Chiostro del Bramante per “Banksy – A Visual Protest”

Roma vive di Street Art, senza neanche saperlo. Una forma mentis artistica e culturale che nasce all’epoca dei gladiatori fino a materializzarsi in chiave moderna negli anni sessanta. Che siano murales poetici, che sia una scritta per offendere il tuo ex che è uscito con un’altra, quanto impegno su questi muri. È con il sorriso di chi vede tornare in piazza un vecchio amico, quindi, che il Chiostro del Bramante di Roma apre le porte a Bansky e alla sua ultima esposizione, in mostra fino all’11 aprile 2021 prossimo.

Nel pezzo di oggi vi racconto un po’ la mostra, un po’ le emozioni che ti regala, un po’ il viaggio in cui entri, magari così vi viene voglia di andarci e viverle voi quell’emozioni. Perché foto o non foto, le opere del genio di Bristol dal vivo sono un’altra cosa: osservare le sbavature dello spray sullo stencil, il cemento sgretolato delle opere su muro, i dettagli che ti fanno capire quanto quell’opera si senta stretta in quelle sale, vorrebbe uscire in strada, tra le auto, a macchiarsi di smog. Entriamo.

Girl With Balloon

Prima opera, il nostro ciao iniziale, lei: Girl With Balloon. A questo punto ci sta un bello shout al Chiostro del Bramante che tra infografiche a muro e audioguida QR gratuita – con copertura wi-fi per tutta la mostra, vi voglio bene, grazie -ti prende per mano già al’ingresso. Background delle opere e vita di Bansky, per quello che si conosce, vengono a galla in una decina di audio da un paio di minuti l’uno in un percorso che vi rapirà per un oretta o più, a seconda di quanto vi sentite nel mood. Sopratutto perché sì, Bansky è un emblema dell’arte politica, ma “A Visual Protest” è un bel concentrato di bombe potenti. Vi gioco due delle carte più pesanti qui sotto. Una esposta già nelle prime sale della mostra, l’altra nell’ala dedicata al viaggio di Bansky in Palestina:

Napalm.
Questa è proprio dura

Visit Historic Palestine
La scritta “The Israeli army liked it so much they never left!”, quella scritta

Belle botte emotive in successione. Anche dal punto di vista artistico, la mostra è strutturata in sale disposte in maniera molto particolare, organizzate per seguire stanza dopo stanza le tappe della vita dell’artista: si insegue Bansky da un’esperienza all’altra, sembra quasi di accompagnarlo di viaggio in viaggio. Si parte dalle sale dedicate ai lavori di Bristol, la sua città natale, fino a quelli di Lodra, New York, fino ad arrivare a Los Angeles, nella sala dedicata a “Barely Legal”, la sua esposizione del 2006, di cui vi metto qui sotto un pezzo.

Sale Ends

Da lì si passa alle sale dedicate alle sue attività umanitarie, dalla salvaguardia dei migranti in difficoltà al suo viaggio in Palestina, creando un bel corto circuito emotivo negli occhi di chi si è lasciato prendere da questo stream of consciousness politico e sociale. Ora non voglio fare il pesante a tutti i costi eh, che lo spray è qualcosa di leggero per natura. Quindi sì, la parte più pop, irriverente e sarcastica di Bansky c’è, bella potente, con tutte le scimmie, i topi e le banane tipiche dell’artista.

Pulp Fiction

Stesso discorso per le collab con il mondo della musica e dell’arte pop, compresi i pezzi di Bansky dedicati a Keith Haring, come quello qui sotto. In effetti l’intera mostra è una bella giostra di emozioni, come avere a intermittenza nelle cuffie musica classica tedesca alternata a trap francese. Bellissimo? Bellissimo.

Choose Your Weapon (Lemon)

E siamo all’ultima sala. Mi prenderebbe un filo di malinconia ma so, da fonti certe, che sopra all’ultimo piano c’è la caffetteria del Chiosto del Bramante, con cheesecake alle castagne e cup cake al cioccolato. Quindi no, niente malinconia. Anche perché l’ultima sala della mostra è una raccolta di pezzi forti pronta a farti uscire con il sorriso. Da Police kids – usata anche per le locandine e le pubblicità dell’esposizione – a Happy Choppers, la lotta underground del writer esplode proprio prima della scritta exit e dell’ingresso allo store del Chiostro.

Love Is In The Air

In mezzo al fango della guerra del Golfo o scappando da un bobby per le strade di Londra, abbiamo corso per un oretta a fianco di una delle menti più ciniche e sorridenti degli ultimi decenni. Non andateci da soli: oltre all’impatto emotivo, la quantità di discussioni che nasceranno dal centinaio di opere in esposizione vi stupirà: parlate tra di voi, discutete e confrontatevi su tutto quello che vi verrà in mente.

E dopo andate a prendervi quella cheesecake alle castagne.

E oh, visto che è comodo: vi lascio qui il link per prendere i biglietti online.

Sono gentile eh?

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